... Io credo che esista un filo neanche sottile, una linea di continuità che lega i ragazzi con manifestazioni crescenti di ritiro sociale con quelli che invece soccombono di fronte ad esperienze di umiliazione e vergogna, amplificate da quell’enorme visibilità che caratterizza le relazioni dei ragazzi nativi digitali. I giovani che vanno malvolentieri a scuola fino a smettere di andarci, che escono di rado, che non fanno attività fisiche e che passano tutto il tempo a loro disposizione giocando on line, presentano una specifica difficoltà a usare in modo costruttivo l’aggressività e a esprimersi emotivamente, se non attraverso esplosioni di rabbia. Si tratta della stessa rabbia, trattenuta a stento, visibile in chi è vittima di vessazioni continue, in chi non riesce a reagire di fronte a una atto di prepotenza e, così facendo, si rende disponibile, senza saperlo, a essere di nuovo perseguitato

Cyberbullismo, Mondadori 2014

... Quando un bambino diventa consapevole della sua aggressività comincia a dire di no. Del resto, accettare il no di un figlio non è mai facile, ma rappresenta un successo come genitori, perché è la prova che lo stiamo crescendo nella libertà di stare al mondo, di esprimere il suo autentico punta di vista. Dicendo di no, un bambino rivendica con aggressività uno spazio per affermare il suo diritto di esistere, dimostrando grande fiducia nei suoi genitori, che può permettersi di deludere perché non ha paura di perdere il loro amore. Non si sente quindi ricattato. Un adolescente che dice di no si sente libero di farlo nella misura in cui i genitori riescono a fidarsi di lui. L’alternativa è la menzogna che, quando è reiterata, rappresenta il tentativo di sfuggire a quelle forme di presenza genitoriale, che nascono per essere protettive ma che diventano solo controllanti ...

Cyberbullismo, Mondadori 2014

... Chiunque osservando un figlio cerca anche se stesso, e credo che questo rappresenti un diritto di qualsiasi genitore, soltanto sopravvive dentro di noi la possibilità di meravigliarci di fronte a qualcosa che lui compie e che non ci aspettiamo. Quando un figlio ci meraviglia vuol dire che sta crescendo. Quando un figlio ci preoccupa, qualcosa non sta funzionando e non è detto che dipenda da lui. Del resto conoscerlo non significa essere al corrente di tutti i suoi pensieri, o nascondere il nostro bisogno di essere partecipi alla sua esistenza, ma piuttosto accettare che questa partecipazione rispetti essa pure il suo bisogno di prendere le distanze da noi. E’ proprio qui che, come genitori, abbiamo l’occasione di crescere, finalmente rinunciando all’illusione di fare il mondo a nostra immagine e somiglianza...

Cyberbullismo, Mondadori 2014

...Nessun genitore vorrebbe vedere il proprio figlio soffrire e per questo, a volte, diventa difficile capire qual è il confine che separa una presenza che aiuta, da una presenza che invade. Il pregiudizio spesso condiziona i nostri pensieri e ci fa considerare internet e l’uso serrato di computer e telefonini come qualcosa di nocivo, da proibire a priori. Dobbiamo tener conto che i ragazzi di oggi stanno al mondo in un altro modo, non perché sono adolescenti, ma perché hanno un modo di parlare, di leggere e di agire che rivela un modo diverso di apprendere e che non può essere considerato patologico solo perché è a noi incomprensibile...

Cyberbullismo, Mondadori 2014

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Tra Gioco e Realtà - ONLUSL’UNITA’ OPERATIVA DI NEUROPSICHIATRIA INFANTILE, IL DAY HOSPITAL DI PSICHIATRIA - FONDAZIONE POLICLINICO A. GEMELLI DI ROMA - E “TRA GIOCO E REALTA’ ONLUS” collaborano nell’attività assistenziale, nell’ottica della presa in carico dei bisogni emotivi e sociali globali, individuali e familiari. 

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